Un commerciante sui 40 anni, s.b., si presenta con la moglie a una consultazione psicologica. E’ molto teso, sudato, parla a scatti, mentre la moglie appare tranquilla e silenziosa. l’uomo denuncia insonnia, difficoltà sessuali, agitazione psicomotoria, ansia e preoccupazione per la salute propria e quella della moglie e dei due figli di sei e otto anni. La moglie, interrogata dallo psicologo, dice che in famiglia va tutto bene, solo che il marito è ansioso in modo sproporzionato rispetto alle situazioni. Il commerciante afferma ancora che si sente umiliato per lo scarso successo nel lavoro, che considera modesto rispetto alle proprie aspettative giovanili. Il candidato indichi quali aree approfondirebbe nei colloqui successivi, quali strumenti testologici userebbe come supporto dei colloqui clinici illustrando anche i motivi della scelta, e quali ipotesi diagnostiche potrebbe formulare; indichi inoltre se ritiene opportuno proseguire, almeno in fase diagnostica, i colloqui solo con S.B. o anche con la moglie.
Poiché le informazioni disponibili nel resoconto non sono sufficienti a determinare un’ipotesi diagnostica univoca e sicura, non suscettibile di falsificazioni, nei prossimi incontri con la persona cercherei di approfondire le seguenti aree: storia e rapporti con la famiglia di origine di S.B. , momento di insorgenza dei suoi disturbi (e verifica se collegato ad un evento specifico) e loro durata nel tempo, la rappresentazione di sé di S.B., i suoi rapporti con la moglie e con i figli e le sue difficoltà sessuali e lavorative. Un altro aspetto di primaria importanza è un’analisi della domanda. Da chi parte la domanda dal soggetto o da sua moglie? E come mai si presentano in coppia? Qual’è la richiesta? A quanto pare l’unico sintomo riportato dalla moglie è l’ansia mentre per esempio le difficoltà sessuali non vengono evidenziate (interrogata dallo psicologo dice che va tutto bene in famiglia…). Proporrei un ciclo di colloqui individuali a lui e, se disponibile, anche alcuni incontri individuali a sua moglie. Per poi rivalutare la situazione con maggiore chiarezza.
Da questo primo incontro, si potrebbe ipotizzare un disturbo d’ansia generalizzato (da verificare il periodo del disturbo) sempre dopo aver escluso che la condizione non possa essere ritenuto conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale e dopo un ciclo di incontri per approfondire tramite lo strumento del colloquio clinico e tramite la somministrazione di test adeguati, quali il MMPI-2, per valutare la personalità.